Negli anni si sono succeduti corsi e manuali che descrivevano lo swing perfetto. Da quando però si è iniziato ad accostare gli swing “reali” dei campioni ai modelli teorici (cioè eleganti e precisi: grip magistrale, piede sinistro fermo durante l’impatto e così via), sono state riscontrate differenze sostanziali. Anzi, tanti dei più grandi golfisti di sempre – da David Duval a Nicklaus, da Bubba Watson a Jordan Spieth – compivano dei movimenti che tanti maestri avrebbero stroncato sul nascere.

Un primo aspetto da prendere in considerazione è la soggettività del giocatore e quindi l’impossibilità di trovare uno standard che vada bene per tutti; meglio puntare ad uno swing funzionale adatto alle caratteristiche antropomorfiche del singolo.

Lo swing è un movimentodiviso in 4 fasi: caricamento (backswing), discesa (downswing), impatto (il momento della verità) e finale (finish) – funzionale ad uno scopo preciso, impattare la pallina nel miglior modo possibile, con continuità ed in maniera fluida. Se si riesce in questo, che il gesto non risulti perfettamente elegante conta poco.

Nonostante questa lunga e doverosa premessa, alcuni consigli risultano sempre preziosi per raggiungere un buon livello; ad esempio mantenere la giusta posizione del corpo ed in particolare dei polsi: il sinistro deve rimanere, a differenza del destro, in linea.

Un’altra “dritta” è allineare le mani nella parte più alta del bastone, facendo attenzione perché, se il grip non è corretto, si rischiano complicazioni ai polsi.

Lo swing risulta difficile – se non addirittura ostico – ai principianti, sia perché deriva dalla combinazione di tre leve (la spalla sinistra, il braccio sinistro disteso ed il bastone), sia perché richiede un movimento innaturale nella quotidianità, che stimola muscoli di solito piuttosto inattivi, sia, infine, perché richiede una notevole coordinazione. Timing ed equilibrio sono fattori importantissimi allo scopo.

Il movimento di swing va allenato almeno due-tre volte a settimana, soprattutto quando si è agli inizi. A tale proposito risulta un valido aiuto l’Impact Bag, una sacca a forma di parallelepipedo, da riempire con cuscini o lenzuola, che consente di valutare se si impatta correttamente o meno.

L’obiettivo finale è colpire come i grandi campioni, di modo che prima la pallina venga spinta verso il basso e poi si sollevi la zolla di terra. Per farlo bisogna, tra le altre cose, avere le mani più avanti rispetto alla testa del bastone al momento dell’impatto.

Tanti credono che maggiore sia la rotazione nel backswing e migliore (e soprattutto più forte) sarà il colpo, ma non è esattamente così, perché diventa più difficile compiere un movimento fluido. Quindi non è tanto una questione di eseguire una sufficiente rotazione, quanto di eseguirla sul piano corretto, cioè mantenendo la stessa inclinazione di partenza (che a sua volta dipende dal tipo di bastone impugnato). Una torsione esagerata non è consigliabile anche perché si rischiano strappi o infortuni vari.

Dopo aver ascoltato le indicazioni dei maestri e imparato a essere dei buoni golfisti il consiglio quindi è: trovate il vostro personalissimo stile, che magari non sarà il più elegante, ma sicuramente vi consentirà di conseguire i risultati migliori!





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