A tutti i golfisti, persino a Tiger Woods (consolazione non da poco), è capitato di compiere, almeno una volta nella vita, uno shank (o socket).
Trattasi dell’errore più famigerato di questo sport, quando si colpisce la pallina sul tacco – la parte compresa tra la testa del ferro e l’attaccatura dello shaft, detta hosel – e la traiettoria devia a destra di 45 gradi rispetto a quella corretta.
Oltre al fattore psicologico che, nel golf più che in altri sport, è fondamentale (motivo per cui gente che in anni non ne ha mai fatto uno ne inanella tre o più di fila in una sola gara) esistono molteplici cause e di conseguenza svariati drill per evitarlo.
Le cause possono essere: una posizione sbagliata (mani più lontane dal corpo rispetto alla posizione di partenza); un problema di equilibrio nello swing (piedi e mani troppo verso sinistra); un setup con le braccia troppo lontane dal corpo; un grip poco preciso, con le mani girate troppo verso sinistra; peso del corpo sulle punte; mancanza di rotazione del corpo durante il backswing.
I suggerimenti più gettonati sono: tenere le mani un po’ più basse; spostare il peso del corpo sui talloni; tenere le gambe ferme ruotando i fianchi; allenarsi a colpire la pallina con un punto preciso della faccia del bastone segnato con un pennarello; praticare da un tee più basso tenendo il tacco sinistro sempre sollevato durante lo swing; tenere una bottiglietta d’acqua vuota nella tasca destra e impattare strusciando col gomito destro su di essa, per allenarsi a piegarlo in maniera ottimale.
Addirittura, contrariamente a quanto la logica sembrerebbe suggerire, posizionare la pallina sul tacco aiuta a impedire di fare lo shank, anziché favorirlo. Ciò perché il giocatore tende a correggere la posizione nel backswing e a riportare la pallina verso l’interno; al contrario, posizionando la pallina sulla punta si colpisce tendendosi inconsciamente in avanti e si favorisce il socket.